L’origine della parola desiderio è una delle più belle e affascinanti che si possa incontrare attraverso lo studio dell’etimologia.
Questo termine deriva dal latino e risulta composto dalla preposizione de- che in latino ha sempre un’accezione negativa e dal termine sidus che significa, letteralmente, stella.
Desiderare significa, quindi, letteralmente, “mancanza di stelle”, nel senso di “avvertire la mancanza delle stelle”, L’interpretazione più diffusa è quella che sentendo l’assenza di stelle si voglia colmare questa mancanza.
Ma c’è un’ulteriore sfumatura, gli antichi utilizzavano le stelle non solo per navigare ma anche interpellavano gli astri per sapere cosa fare.
Quindi, in assenza di stelle, in assenza dì qualcosa che ci indichi la via, diventiamo consapevoli del libero arbitrio e possiamo scegliere in che direzione andare.
Ma ancora prima, sentiamo un desiderio per qualcosa o qualcuno?
Laddove il desiderio è confuso, probabilmente c’è un blocco così come se il desiderio non c’è significa che c’è un blocco molto grande nel sentire, nell’energia vitale, uno dei sintomi della depressione è proprio la mancanza di desiderio.
E, se lo sentiamo quali sfumature ha, è più un agognare, bramare oppure più un anelare o un ambire quello che ci muove?
Già, il desiderio è la fiamma che innesca il movimento verso qualsiasi cosa.
Per dirla con le parole di Bertrand Russell, ogni attività umana è indotta da un desiderio.
Dove ci ha portato il Desiderio nella nostra vita finora?
Cosa ci ha fatto trovare?
E potremmo anche chiederci, ci ha fatto trovare quello che desideravamo oppure (pensiamo) no?
Il lavoro sull’oggetto d’amore, è centrale in tutte le forme psicoterapeutiche.
Ma perché?
Perché lui non sbaglia.
Il nostro desiderio più vero ha origine dal nostro inconscio, e quando dico più vero intendo quello che ci muove e che ci ha fatto diventare quelli che siamo ora. Arrivare dove siamo arrivati.
Certo, oggi più che mai, c’è un’ampia quantità di desiderio che ha origine nella testa, ma se parte dalla testa non può essere altro che una forma perversa di desiderio. E non dico che per questo non lo si debba soddisfare, ma è fondamentale la consapevolezza per poterlo evolvere e risolvere, esaurendolo, come la fiamma che si spegne una volta esaurito il combustibile.
Per questo è importante imparare a seguire i nostri sogni e non i sogni degli altri. Nel senso che oggi più che mai siamo condizionati, indotti dalla pubblicità, nelle sue sempre più numerose forme di condizionamento, a desiderare cose da possedere e modi di essere.
Oltre il condizionamento, il nostro oggetto d’amore ci spinge verso quello di cui più abbiamo bisogno, ricucire quegli antichi strappi, sanare le ferite originarie del nostro carattere, permettendoci di rivivere da adulti emozioni che non ci siamo permessi di vivere ed esprimere pienamente nel nostro antico passato, agli albori della nascita della nostra armatura caratteriale.
Come ho detto ci spinge verso quello di cui abbiamo più bisogno, ed esiste anche un principio di realtà, se abbiamo sete il nostro desiderio più grande sarà quello di bere, se abbiamo sonno quello di dormire e, se siamo malati quello di guarire e così via.
C’è una scala di priorità in ognuno di noi e prima di poter elevare il nostro desiderio, sarà necessario essere in salute, poter soddisfare i bisogni primari nostri e dei nostri figli, appartenere ha una famiglia o a un nucleo sociale, avere stima di noi e sentirci realizzati.
Sarcasticamente penso che nel momento in cui realizzerò pienamente, totalmente questi miei bisogni primari, arriverò almeno ad intuire che come dicono i buddisti, il desiderio non esiste.
L’umanità non è schematizzabile e gli stessi schemi è importante conoscerli e poi dimenticarli nel momento in cui si desidera comprendere la profondità dell’animo umano, può essere interessante però usare questa piramide di bisogni primari per comprendere meglio quello di cui abbiamo bisogno, che desideriamo veramente.
Desiderare è un fondamento del nostro sentire, di essere vivi e attivi nel mondo, perciò è importante prendersi cura e alimentare con saggezza questo fuoco, non solo attraverso la realizzazione dei nostri desideri, ma anche attraverso una pratica che ci aiuti a lavarci via quello che non è nostro e ci mette in contatto con quello che di più profondo abbiamo, per renderci consapevoli.
Nel lungo cammino della conoscenza di sé stessi dovremmo sempre tendere alla ricerca del maggior stato di benessere possibile, e il desiderio, quello più profondo, è la nostra bussola più importante.
L’agognare non è un desiderare dei più sereni, nemmeno dei più limpidi, anzi il suo ardore brucia d’ansia, se non d’angoscia. Ma comunque è forte e diretto, e non ha le tortuosità riflesse dell’ambire. S’intende bene il suo carattere osservando gli altri frutti di questo ramo etimologico, in particolare (più che l’agonia) l’agone, l’agonismo. Lontano dal vago affanno dell’anelito e dalla verticalità slanciata dell’aspirazione, l’agognare tende i muscoli e li sforza, tende la mente e la intorbida. Nella nuvola di parole che variamente significano il desiderio, è quella che porta il segno più marcato della vera lotta, del combattimento preoccupato.
Anelare v. intr. [dal lat. anhelare, forse affine a halare «soffiare»] (io […] , e i fianchi scote (T. Tasso). 2. fig. Aspirare ardentemente a qualche cosa.
Etimologia portentosa e vasta, che suggerisce tanto: l’ambizione è l’aspirazione al raggiungimento di qualcosa attuata brigando, maneggiandoci intorno, ricercando consensi clientelari; non è trasparente e diretta, non ha nulla di altero o nobile, non segna uno speciale desiderio: là dove fallano la forza o la volontà, si gira intorno bussando alle porte più convenienti – ci si arrampica per muri e scale secondarie, si entra dal retro. Così l’ambizioso sarà uno per cui il fine giustifica i mezzi – ignaro che il mezzo è il fine.
Ovviamente anche l’àmbito è ramo di questa parola: lo spazio, l’argomento dell’ambito è la circoscrizione in cui si gira col discorso, parola viva, che trasmette bene la profondità peripatetica del parlare.
bramare v. tr. [dal germ. *bramōn «urlare, ruggire»; propr. «urlare dal desiderio»]. – Desiderare ardentemente: bramare ricchezze; bramare di sapere; bramare la morte di qualcuno.