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Siamo animali sociali e le relazioni ci aiutano a sentire chi siamo

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Viviamo sempre immersi in una sorta di contenitore. Per i primi nove mesi nostra madre ci porta al suo interno; poi è la terra che, con la sua atmosfera, il suo calore, il contatto con il terreno (conosci il grounding ?), ci avvolge e ci protegge e ci permette di vivere. Questo accade da un punto di vista fisico, ma anche da un punto di vista psichico e sociale le cose non stanno tanto diversamente.


Aristotele ha definito l’uomo un “animale sociale“. Chissà se oggi avrebbe continuato a definirlo tale o addirittura gli avrebbe dato l’appellativo di “social
Abbiamo bisogno per vivere, di relazioni con i nostri simili e con il mondo che ci circonda. L’isolamento, la solitudine, quando non espressamente ricercate, sono condizioni che mortificano la vita, la rendono pesante, quando poi non sono portatrici di vero e proprio disagio e malattia.

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Per capire l’importanza delle relazioni sociali basta guardare quello che fanno i bambini: per un bambino è naturale cercare la compagnia di suoi coetanei per inventare giochi e per delineare i primi abbozzi di una vita sociale che si svilupperà negli anni. Insieme giocano, ridono, litigano, si guardano, vengono visti, qualche volta studiano, talvolta piangono, ma lo fanno spontaneamente, senza che nessuno li forzi o li indirizzi in un senso o nell’altro. Chiamiamola la “forza del branco” ma, di fatto, quella del passare del tempo insieme, per i bambini prima e per i giovani poi, da sempre è stata una delle migliori, più efficaci e irrinunciabili scuole di vita.


La gestione delle dinamiche e delle interazioni con gli altri vengono provate e perfezionate molto efficacemente in questa sorta di arena che va dalla fanciullezza all’adolescenza e il progresso nella maestria di padroneggiare le “abilità sociali” passa, volenti o nolenti, anche attraverso un minimo ammontare di “dolore”. A oggi ci troviamo all’interno di una enorme rivoluzione socio economica, con l’avvento di un universo digitale, parallelo a quello reale, che avvolge giovani e non, e provoca un distacco dalla vita reale in alcuni casi estremamente marcato, la necessità di riportare le persone con i piedi per terra, di farli uscire da un isolamento totale in cui l’alterità è mediata da uno schermo, è una necessità quanto mai urgente.

Ben vengano tutte quelle iniziative che spingono adulti, giovani e giovanissimi a ritornare ad aggregarsi, dal vivo, a guardarsi in faccia mentre si parlano, a sentire la pioggia sul viso o il calore del sole sulla pelle, a toccare e a sentirsi toccati. Perché, per chi non lo sapesse, questa è la vita vera. Qualche volta si prenderà una cantonata, si sbaglierà giudizio su una persona, si proverà delusione, ma comunque tutto serve ad arricchirsi perché quello che fa grande l’essere umano è la capacità di saper sfruttare la propria esperienza.

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